Portulaca: proprietà, usi e benefici di una pianta dimenticata

Portulaca, dalle radici mediterranee alla cucina consapevole: la portulaca è un tesoro verde da riscoprire, tra salute, tradizioni e sostenibilità.
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Sommario
Cos’è la portulaca?
La portulaca è una pianta erbacea spontanea e succulenta che cresce ai margini dei campi, nei terreni poveri e spesso in ambienti costieri. Appartenente alla famiglia delle Portulacaceae, la specie più nota è la Portulaca oleracea, conosciuta da secoli in tutta l’area mediterranea per il suo utilizzo alimentare e medicinale. In Italia è popolarmente chiamata anche “verdolaga”, “porcacchia”, “purciddana” o “erba fratesca”, e rappresenta uno di quei vegetali che la saggezza contadina non ha mai dimenticato.
Conosciuta e apprezzata in molte culture del mondo, è un’erba rustica, resiliente, e sorprendentemente ricca di nutrienti essenziali. Cresce spontaneamente in ogni angolo del Mediterraneo e, laddove un tempo era parte integrante dell’alimentazione quotidiana, oggi torna a farsi spazio nelle cucine attente al benessere e nei progetti agricoli sostenibili.
Un’identità multiforme: tanti nomi, una sola anima verde
Ha attraversato popoli e lingue, assumendo nomi diversi: “little hogweed” nei paesi anglosassoni, khorfe in Iran, paruppu keerai nel sud dell’India, glystrida in Grecia, bakleh in Siria, burdullak in Albania. Ogni cultura ne ha fatto un uso specifico, rispettandone le proprietà e integrandola nella propria cucina tradizionale.
Come riconoscere la portulaca
Questa pianta non supera i 40 cm d’altezza e si distingue per i suoi steli rossastri e carnosi, spesso prostrati al suolo. Le foglie sono spesse, piccole, disposte in mazzetti e dalla forma ovale. I suoi fiori, gialli e con cinque petali a forma di cuore, sbocciano solo per poche ore durante le mattinate più luminose, seguendo il ritmo delle piogge più che delle stagioni.
Alla base si sviluppa una radice principale (fittone) che si dirama in radici fibrose capaci di penetrare anche i terreni più duri. È questa robustezza radicale che la rende preziosa anche in agricoltura rigenerativa.
La forza silenziosa del benessere: valori nutrizionali
Questa pianta sorprende sotto il profilo nutrizionale. Appartiene al VI gruppo degli alimenti fondamentali: “Ortaggi e frutti fonti di vitamina A”. Ma sarebbe riduttivo fermarsi qui. In realtà, è uno degli ortaggi a foglia più ricchi di acidi grassi omega-3, in particolare acido alfa-linolenico (ALA) e in misura minore anche EPA (eicosapentaenoico), solitamente raro nel mondo vegetale.
Per 100 grammi di prodotto fresco:
- Energia: 20 kcal
- Proteine: 2,03 g
- Grassi: 0,36 g (in gran parte insaturi)
- Carboidrati: 3,39 g
- Acqua: 92,86 g
Tra le vitamine spiccano:
- Vitamina A (1320 IU)
- Vitamina C (21 mg – 25% del fabbisogno giornaliero)
- Vitamina E (12,2 mg – 81% del fabbisogno)
- Vitamine del gruppo B in buone quantità
Tra i minerali:
- Magnesio (68 mg – 19%)
- Ferro (1,99 mg – 15%)
- Potassio (494 mg – 11%)
- Manganese (0,303 mg – 14%)
- Calcio (65 mg – 7%)
Portulaca e salute: chi può mangiarla e perché
E’ adatta a quasi tutti i regimi alimentari: vegano, vegetariano, gluten-free, ipocalorico, antinfiammatorio. È priva di colesterolo, lattosio, glutine e istamina, ed è utile per chi soffre di dismetabolismi, diabete tipo 2, ipertensione e ipercolesterolemia.
Le fibre contenute sono prevalentemente mucillaginose e solubili, con effetti benefici sulla flora batterica intestinale e sulla regolarità. Favoriscono un’assimilazione più lenta dei nutrienti e aiutano a mantenere stabile la glicemia. Tuttavia, per chi soffre di calcoli renali o disturbi correlati agli ossalati, è preferibile consumarla cotta: il calore riduce significativamente la presenza di acido ossalico.
In cucina: la versatilità
Della portulaca si mangiano gambi, foglie e boccioli floreali. Cruda in insalata è fresca e saporita, mentre cotta in zuppe, stufati o saltata in padella si presta a infinite preparazioni. La sua nota acidula, data dall’acido malico e ossalico, ricorda un po’ l’acetosa o la bietola selvatica.
In Italia
- In Campania, viene raccolta come la rucola selvatica, per insalate fresche.
- In Sicilia (dove si chiama “purciddana”), è base di insalate estive o cotta per frittelle salate.
- In Toscana e Lazio entra nella misticanza selvatica.
- In Romagna e Marche viene lessata insieme agli agretti.
All’estero
- In Grecia, è usata in insalata con feta, cipolla e pomodoro.
- In Turchia, viene mescolata a yogurt e aglio, come variante del tzatziki.
- In Egitto, è uno dei componenti delle verdure stufate.
- In Siria e Libano, fa parte del fattoush o dei ripieni dei fatayeh.
- In Albania, accompagna il byrek, torta salata tradizionale.
- In Pakistan, si unisce a lenticchie e curry.
- In Australia, i semi vengono macinati per farina, come un tempo facevano gli aborigeni.
Nella medicina popolare
Nella medicina tradizionale cinese, è conosciuta come Ma Chi Xian e impiegata per trattare punture di insetti, foruncoli, dissenteria, emorroidi, sanguinamenti postpartum. Sebbene molte di queste applicazioni non siano confermate dalla medicina convenzionale, la pianta continua a suscitare interesse per il suo potenziale antiossidante, antinfiammatorio e idratante.
Una pianta con una lunga storia
Reperti archeologici in Grecia e Turchia dimostrano l’uso della portulaca sin dal VII secolo a.C. Teofrasto, filosofo greco, ne parlava come di un’erba utile da seminare in primavera. Anche nel Medioevo, la portulaca compariva tra le erbe di uso comune, come riportato da Bonvesin de la Riva nel suo trattato “Marvels of Milan” (1288).
E non è tutto: Plinio il Vecchio la considerava un potente amuleto contro le energie negative, tanto da consigliare di indossarla.
Portulaca e agricoltura rigenerativa: un’alleata dei suoli
Oltre al suo valore alimentare, la portulaca ha un ruolo importante nell’ecosistema agricolo. Le sue radici penetrano i terreni più compatti, migliorando la struttura del suolo e favorendo la crescita di altre piante, come il mais. Trattiene l’umidità e crea un microclima che riduce l’evaporazione dell’acqua, una risorsa preziosa nei mesi caldi e nei suoli aridi.
Nei campi incolti, la sua presenza indica un terreno vitale e, grazie alla sua resistenza, rappresenta una risorsa concreta per l’agricoltura del futuro, anche in un’ottica di permacultura.
Un alimento del presente, un alleato per il futuro
La portulaca è un cibo semplice, un frammento della nostra storia agricola e culinaria. In un’epoca in cui la biodiversità alimentare viene spesso sacrificata in favore di produzioni intensive e omologate, ritornare alla portulaca significa recuperare sapori autentici, conoscenze antiche e salute sostenibile.
Come introdurre la portulaca nella tua dieta?
Ecco qualche spunto pratico:
- Insalata detox: portulaca, cetriolo, limone, menta e semi di sesamo.
- Zuppa mediterranea: portulaca lessata, ceci, pomodorini e aglio.
- Frittelle salate: pastella di farina di ceci, portulaca tritata e spezie.
- Salsa verde: portulaca, avocado, olio evo e succo di lime frullati a crudo.
Un consiglio in più
Raccogli la portulaca nelle prime ore del mattino, quando l’acido malico è al suo apice: il sapore sarà più fresco e lievemente acidulo. Se decidi di cuocerla, prediligi la cottura a vapore per conservare le sue preziose vitamine.
La portulaca è la prova che anche le piante più umili possono racchiudere un mondo di valore. È tempo di restituire dignità e spazio alle piante che la natura ci offre generosamente, con la saggezza del passato e la consapevolezza del presente.
Articolo a cura di:
Patrizia Landini
Giornalista di Salute e Benessere
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