Skip to main content

Newsletter

entra nella famiglia di AltroStile e riceverai i manuali del benessere e contenuti in anteprima, potrai disiscriverti quando vorrai


Rimaniamo in CONTATTO

entra nella famiglia di AltroStile e riceverai i manuali del benessere e contenuti in anteprima, potrai disiscriverti quando vorrai

Equilibri Umani di Patrizia Landini

Ogni mercoledì alle 18:30,  in diretta con voi per parlare di
Alimentazione, Benessere, Medicina tradizionale e complementare.
In studio, Ospiti di Settore.
Direzione Tecnica e Artistica di Alessandro Castagna


AltroStile • Multitasking? Le neuroscienze avvisano, meglio di no
, ,

Multitasking? Le neuroscienze avvisano, meglio di no

Multitasking, le neuroscienze hanno svelato che la parte analitico-razionale del nostro cervello non è progettata per svolgere più attività in parallelo.
AltroStile • Multitasking? Le neuroscienze avvisano, meglio di no
AltroStile • Multitasking? Le neuroscienze avvisano, meglio di no

Multitasking, le moderne neuroscienze hanno dimostrato che non è un vero vantaggio in termini di produttività ed efficienza.

Ascolta l’articolo letto dalla nostra Intelligenza Artificiale

Praticare il multitasking

Praticare il multitasking, ovvero tentare di gestire più compiti contemporaneamente nel corso della giornata, è un argomento che ha suscitato interesse ed entusiasmo con l’avvento dei primi calcolatori in grado di eseguire più programmi contemporaneamente. Ad oggi, però, le moderne neuroscienze hanno dimostrato che il multitasking non è un vero vantaggio in termini di produttività ed efficienza, specie se applicato all’essere umano.

Le ricerche nel campo delle neuroscienze hanno svelato che la parte analitico-razionale del nostro cervello non è progettata per svolgere più attività in parallelo. Quando cerchiamo di concentrarci su più compiti contemporaneamente, la nostra efficienza diminuisce drasticamente e aumentano i livelli di stress e frustrazione. La capacità di organizzare la giornata rispettando i nostri ritmi biologici interni, gestiti dal nucleo soprachiasmatico del cervello, è strettamente correlata alla nostra produttività personale.

AltroStile • Multitasking? Le neuroscienze avvisano, meglio di no

Le analisi

Le analisi condotte mediante risonanza magnetica funzionale sull’ippocampo, la regione del cervello coinvolta nella memorizzazione a lungo termine, hanno dimostrato che il multitasking porta a livelli di attivazione molto bassi. Quando il nostro cervello si occupa contemporaneamente di diverse attività, si verifica un rapido passaggio da una all’altra, con un costo elevato in termini di cambio di contesto (context switching), soprattutto se le attività richiedono un carico cognitivo elevato.

Per esempio, supponiamo di dedicare sei ore al giorno allo studio di un singolo argomento. In questo caso, non ci sarebbero costi legati al cambio di contesto. Tuttavia, se dividiamo la giornata tra tre o cinque argomenti diversi, il tempo dedicato al cambio di contesto può superare un’ora al giorno o addirittura quattro ore al giorno, riducendo la produttività di oltre il 70% settimanale.

Il multitasking non solo influisce sulla produttività, ma anche sul livello di stress.

AltroStile • Multitasking? Le neuroscienze avvisano, meglio di no

Frustrazione ed esaurimento nel lungo periodo

Lo studio “The cost of Interrupted Work: More Speed and Stress“, condotto dalla ricercatrice Gloria Mark, ha evidenziato che, sebbene nel breve periodo sia possibile raggiungere livelli elevati di produttività in condizioni soggette a interruzioni, il prezzo da pagare in termini di stress, frustrazione ed esaurimento mentale è estremamente alto e non sostenibile nel lungo periodo.

Strategie per il multitasking

Esistono strategie che possono aiutarci a gestire il multitasking in modo più efficace e ridurre i suoi effetti negativi. Ecco alcune suggerimenti:

  1. Evitare le micro interruzioni: ridurre la frequenza con cui controlliamo i social media o la posta elettronica. Queste attività tendono a programmare la nostra mente alla ricerca di gratificazione immediata, rendendola incapace di rimanere concentrata per lunghi periodi.
  2. Registra lo stato di switch: quando ci troviamo a eseguire un cambio di contesto, prendiamo l’abitudine di scrivere una breve nota che riassuma i concetti chiave del punto in cui eravamo arrivati e i prossimi passi da seguire. Questa nota ci aiuterà a riprendere l’argomento in modo più fluido quando torneremo ad esso.
  3. Monitorare l’uso dei social media: installare un’app per il monitoraggio del tempo di utilizzo del nostro smartphone. Questo ci permetterà di avere una consapevolezza maggiore sul tempo effettivamente dedicato ai social media e di porre eventualmente dei limiti.
  4. Sfruttare i ritmi ultradiani: il nostro corpo segue ritmi biologici che alternano momenti di elevata attività cognitiva a momenti di riposo. Ad esempio, il ciclo dell’attenzione può essere di circa 90 minuti di attività seguiti da 20 minuti di riposo. Sfruttare questa caratteristica del nostro cervello può migliorare la produttività personale.
AltroStile • Multitasking? Le neuroscienze avvisano, meglio di no

I ritmi ultradiani sono cicli biologici che si ripetono più volte durante il giorno e che influenzano la nostra fisiologia e le nostre prestazioni cognitive. Si differenziano dai ritmi circadiani, che sono cicli di circa 24 ore che regolano il nostro sonno-veglia e altre funzioni corporee.

I ritmi ultradiani hanno una durata più breve, di solito compresa tra 90 e 120 minuti. Durante questi cicli, le nostre funzioni cerebrali passano attraverso fasi di attività elevata e fasi di riposo o minor attività. Durante la fase di attività, siamo più concentrati, energici e capaci di svolgere compiti che richiedono attenzione e concentrazione. Durante la fase di riposo, invece, siamo più inclini al rilassamento, al recupero e alla rigenerazione mentale.

Sfruttare i ritmi ultradiani può migliorare la nostra produttività e il nostro benessere. Durante i periodi di massima attività, possiamo concentrarci su compiti impegnativi, prendere decisioni importanti o affrontare attività che richiedono la nostra massima attenzione. Durante i periodi di riposo, possiamo prendere una breve pausa, fare una passeggiata, praticare la meditazione o fare qualsiasi altra attività che ci aiuti a rilassarci e rigenerare le energie mentali.

La tecnica del pomodoro, ad esempio, è un metodo che sfrutta i ritmi ultradiani. Prevede di lavorare intensamente su un compito per 25 minuti (chiamato “pomodoro”), seguiti da una breve pausa di 5 minuti. Dopo quattro pomodori consecutivi, viene presa una pausa più lunga di 15-30 minuti. Questo schema si basa sulla teoria che alternare periodi di lavoro concentrato con brevi pause permetta al cervello di rimanere fresco e di mantenere una maggiore produttività nel corso della giornata.

AltroStile • Multitasking? Le neuroscienze avvisano, meglio di no

Ma perchè ci piace essere definiti multitasking?

Esiste un aspetto per cui alle persone piace spesso essere definite multitasking, perché il concetto di multitasking è stato associato, per lungo tempo, e ancora adesso, a una sorta di abilità superiore e di efficacia nel gestire più compiti contemporaneamente. Essere considerati multitasking può dare una sensazione di potenza, competenza e produttività.

Viviamo e lavoriamo in una società moderna che è caratterizzata da un flusso costante di informazioni e da una grande varietà di attività che richiedono la nostra attenzione. La capacità di svolgere più compiti contemporaneamente può sembrare una risposta adeguata a queste richieste, e le persone possono considerarlo come un vantaggio per affrontare le sfide quotidiane in modo efficiente.

La tecnologia ha reso l’essere multitasking più facile. I dispositivi digitali come smartphone e computer ci permettono di passare rapidamente da un’attività all’altra, dando l’impressione di poter gestire tutto simultaneamente.

Nonostante gli studi di cui abbiamo scritto sopra, l’idea di essere multitasking può essere percepita come un segno di flessibilità e adattabilità, soprattutto in contesti lavorativi dove la gestione di diverse attività simultanee è richiesta.

L’origine del termine

Il termine “multitasking” è stato coniato nel campo dell’informatica negli anni ’60 e ’70 per descrivere la capacità di un sistema o di un calcolatore di eseguire più attività contemporaneamente. Inizialmente, si riferiva principalmente alle capacità dei computer di gestire più processi in parallelo, consentendo agli utenti di svolgere diverse operazioni simultaneamente.

Con l’avvento delle tecnologie digitali e la diffusione dei dispositivi mobili, il concetto di multitasking si è esteso, impropriamente, alla vita quotidiana delle persone. Oggi, il termine viene utilizzato per descrivere la pratica di svolgere più attività contemporaneamente, come ad esempio rispondere alle e-mail mentre si ascolta una conferenza o chattare su WhatsApp durante una riunione di lavoro.

Nella nostra società moderna, il multitasking è diventato molto comune e spesso è visto come un’abilità desiderabile e necessaria per affrontare le sfide quotidiane. Le persone sono costantemente impegnate in diverse attività contemporaneamente, come lavorare su più progetti, rispondere alle notifiche sui social media, gestire la posta elettronica e altro ancora. Questa pratica è favorita dalla presenza di dispositivi digitali sempre connessi che consentono di passare rapidamente da un’attività all’altra.

Tuttavia, il multitasking nella società moderna presenta alcuni aspetti problematici. Mentre alcune persone credono di essere in grado di gestire efficacemente più attività insieme, le ricerche dimostrano che il nostro cervello non è progettato per lavorare in questo modo. L’impegno in attività multiple può portare a una riduzione della concentrazione, della produttività e della qualità del lavoro svolto e può aumentare i livelli di stress, frustrazione e affaticamento mentale.

AltroStile • Multitasking? Le neuroscienze avvisano, meglio di no
Articolo a cura di:

Patrizia Landini

Giornalista di Salute e Benessere

La nostra TV che da sempre è la nostra finestra sul mondo della crescita evolutistica dell’umanità.
Dal 2011 Partner Ufficiale di YouTube, seguirà costantemente il nostro lavoro di divulgazione e supporto delle buone pratiche