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AltroStile • Orfeo e le sirene sono tornati a casa
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Orfeo e le sirene sono tornati a casa

“Orfeo e le sirene”, il gruppo scultoreo di terracotta è tornato a casa a Taranto, al MarTa.
AltroStile • Orfeo e le sirene sono tornati a casa
Orfeo E Le Sirene AltroStile Salute E Benessere

Dopo 50 anni di assenza, il gruppo scultoreo “Orfeo e le sirene” è tornato a casa a Taranto, al MarTa

“Orfeo e le sirene” tornano a casa

Dopo 50 anni di assenza, il gruppo scultoreo “Orfeo e le sirene” è tornato a casa a Taranto. La preziosa opera in terracotta, composta da tre statue a grandezza quasi naturale del IV secolo a.C., è stata restituita all’Italia dal Paul Getty Musem lo scorso mese di settembre. Dopo essere stata esposta per un breve periodo al Museo dell’arte salvata di Roma, l’opera è stata portata al Museo nazionale di Taranto (MarTa) dove è stata allestita una cerimonia per celebrare il suo ritorno. 

La cerimonia

Alla cerimonia hanno partecipato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il comandante del comando Tutela del patrimonio culturale dei Carabinieri, generale Vincenzo Molinese, il procuratore capo della Repubblica di Taranto, Eugenia Pontassuglia, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, e il direttore generale dei Musei del Mic, Massimo Osanna.

Trafugato negli anni ’70

Il gruppo scultoreo “Orfeo e le Sirene” fu trafugato negli anni ’70 con uno scavo clandestino dall’area di Taranto, che nell’antichità fu capitale della Magna Grecia. Successivamente venne portato in Svizzera e custodito in un caveau, e poi acquistato dal Paul Getty Museum. L’Italia ha rivendicato la restituzione delle tre statue insieme ad altri beni culturali rubati dal 2006.

Le statue, che i tribunali hanno stabilito che provengono da scavi illegali in Italia, sono rientrate al termine di un’operazione complessa (“Orpheus”) che ha coinvolto Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale, Procura della Repubblica di Taranto, New York County District Attorney’s Office (DAO) e ministero della Cultura. Prima del rientro in Italia, i reperti erano già stati tolti dall’esposizione del Getty Museum.

Opera rara e preziosa

Il gruppo scultoreo “Orfeo e le sirene” è un esemplare unico. Nella composizione, le statue dialogano tra di loro in un corpo unico come in una rappresentazione teatrale. Orfeo è seduto e canta avendo tra le mani una cetra. Davanti a Orfeo, ci sono due sirene rappresentate come figure ibride di donna e uccello secondo l’iconografia più antica.

Sono creature ibride, splendide e terribili, raffigurate con artigli da rapace e code di uccello. Le due sirene, pero’, restano incantate e tacciono davanti al canto di Orfeo. E quest’ultimo, che faceva parte della spedizione degli Argonauti, riesce così nell’impossibile: gli Argonauti sono salvi e possono tornare in patria.

Il Comunicato del Museo Archelogico di Taranto MarTa su “Orfeo e le sirene”

“Per valorizzare l’opera e dare modo al maggior numero di persone di ammirarla, il MarTa resterà aperto sino a tarda ora in concomitanza con l’afflusso che ci sarà a Taranto per i riti della Settimana Santa. 

Racconta Apollonio Rodio, nelle Argonautiche, che, di ritorno dalla missione del Vello d’Oro, gli Argonauti giungono presso l’isola delle Sirene, che incantano e uccidono chiunque approdi. Qui gli eroi sono tratti in salvo grazie all’intervento del cantore tracio Orfeo, che, tendendo la cetra e intonando un canto vivace, riempie le orecchie dei marinai, salvandoli dalla voce delle fanciulle. Secondo alcuni, le Sirene, attonite per la sconfitta, si gettano dagli scogli.

Il gruppo in terracotta, a grandezza quasi naturale, in origine caratterizzato da una vivace policromia e in parte restaurato in epoca moderna, rappresenta questo episodio. Le due Sirene, raffigurate come uccelli rapaci con corpo di donna secondo l’iconografia più antica, ritte sulle lunghe zampe con gli artigli ancorati allo scoglio, indossano una corta veste stretta in vita terminante con una coda a ventaglio. Una Sirena canta, alzando le braccia verso l’alto, l’altra, con i riccioli quasi completamente conservati, si tocca il mento flettendo l’altro braccio in una postura spesso usata per esprimere dolore.

Di fronte a loro, Orfeo, seduto su un trono su cui restano tracce dell’originaria decorazione policroma, poggia i piedi su uno sgabello. Indossa solo il mantello, avvolto intorno alle gambe e sulla spalla sinistra a lasciare scoperto il petto. La capigliatura, probabilmente lavorata a parte, è perduta. Dischiude appena le labbra, forse nel canto, nella mano destra impugna il frammento di un plettro, nell’altra doveva reggere uno strumento a corde, oggi perduto.

È verosimile che un’opera di tale grandezza e accuratezza, realizzata a Taranto alla fine del IV secolo a.C., adornasse un ricco sepolcro della città, dove sono note tombe monumentali decorate con elementi in terracotta.

Il mito è raro e peculiare e può dire qualcosa del defunto che lo scelse. La figura di Orfeo, infatti, nel IV secolo a.C. è simbolo del trionfo dell’armonia sul disordine, un concetto basilare del pensiero politico e filosofico pitagorico, particolarmente diffuso in Magna Grecia, perseguito dal filosofo Aristosseno di Taranto e amato da Archita, che governa Taranto nella seconda metà del IV secolo a.C. Si potrebbe quindi immaginare che il sepolcro adornato con le statue di Orfeo e le Sirene appartenesse ad un iniziato alla religione orfico-pitagorica.”

AltroStile • Orfeo e le sirene sono tornati a casa
Articolo a cura di:

Patrizia Landini

Giornalista di Salute e Benessere

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